Storie di cartone – Stage in cartotenica 2022

28 marzo – 8 aprile 2022 – Sarego

L’esperienza dello stage alla cartotecnica Montebello attraverso gli occhi delle vincitrici del bando 2020 e 2021

Due anni di pandemia hanno portato le cinque giovani donne vincitrici delle ultime edizioni del bando “I libri-gioco si fanno con le macchine” a riunirsi nell’aprile 2022 per condividere due settimane di formazione in cartotecnica Montebello a Sarégo, Vicenza.
Attraverso le loro parole ricostruiamo linee, colori e sfumature di un’esperienza intensissima, tanto di crescita professionale quanto umana.
 
Giulia Alfonsina Galgano ci dà un’idea precisa del percorso tecnico:
 
“Come ne La fabbrica di cioccolato, ma circondate dal cartone e non dai dolci, Ida Turato è stata la nostra Willy Wonka che, insieme agli altri tutor, ci ha accompagnato ogni giorno alla scoperta di un reparto diverso della Cartotecnica, facendoci toccare con mano i libri durante tutto il processo di metamorfosi, dal foglio bianco/bianco (o bianco/grigio) al libro finito.
Con Claudio Cengiarotti abbiamo viaggiato nella storia della carta, partendo dalla geniale intuizione di Ts’ai Lun fino ad arrivare ai giorni nostri, riflettendo insieme su quanto lo sviluppo dei materiali e delle tecnologie di stampa abbia cambiato la diffusione dei libri e dell’informazione.
Utilizzare le macchine al massimo delle loro potenzialità, ottimizzando tempi e materiali è ciò che abbiamo analizzato con Franco Battistella. Nel reparto Prestampa, con Andrea Tovo, abbiamo scoperto come i file vengono lavorati per la produzione delle lastre. Fino a questo momento la stampa in quadricromia era tutta teoria, ma grazie allo stage ho avuto il privilegio di camminare tra i castelli di nero, ciano, magenta e giallo fino alla visione della stampa completa: è stato emozionante!

 
 

Un’intera giornata è stata dedicata alla scoperta del mondo delle fustelle e delle nobilitazioni, con una gita fuori porta che ci ha fatto toccare con mano due dei processi più importanti nella costruzione di un libro-gioco: da una parte tagli, mezzitagli, buchi, cordonature e punti di tenuta, e dall’altra il fantastico mondo della serigrafia, delle vernici e dei cliché.Tornate in Cartotecnica abbiamo affrontato con Alessandro Rossi l’impervio sentiero delle schede tecniche, per imparare ad ottimizzare materiali e macchine, evitando al massimo gli sprechi.”

Attraverso le parole di Adele Manca vengono a galla le parole chiave che hanno colorato l’esperienza in cartotecnica:
 
“La Vega deve correre. Questa è la frase che risuona nelle nostre floride menti progettuali, dopo due settimane alla Cartotecnica Montebello. La Vega deve correre: deve raccogliere, piegare, incollare, pressare e incassare con il minor numero di intoppi. Per questo è importante che il progettista conosca nel dettaglio il potenziale ed il limite di questo nuovo strumento, che si affiancherà al computer, al taccuino, alla matita. Conoscerla significa aprire possibilità progettuali e canalizzare la creatività in un progetto che funzioni, sia per i nostri piccoli utenti che per il mercato. 

Ma non è solo la Vega, la protagonista di questo viaggio. Lo stage ci ha presentato un altro importante strumento: il cartone.
Nella mia esperienza personale l’avevo dato per scontato; cartone e carta erano la stessa cosa. E invece no. La materia prima dei libri-gioco è il cartone: un materiale resistente, un materiale tridimensionale, un materiale che, nel 2022, è difficile da reperire. Abbiamo imparato a conoscerlo in tutte le sue tipologie, ma soprattutto abbiamo imparato a concepirne un uso etico, che eviti gli sprechi.
Dunque le parole chiavi di questo soggiorno sono tre: creatività, tecnica e sostenibilità”.

 

Con Veruska Ceruolo attraversiamo le sfumature emotive, i cambiamenti di umore, le scoperte:
 
“Il primo giorno di stage sono stata travolta da un’onda di entusiasmo: che meraviglia vedere macchine lunghissime e un po’ contorte, capaci in poco tempo di creare migliaia di libri in serie. Quante possibilità creative mi nascondeva quella tecnologia? Ci è voluto poco tempo perché il mio entusiasmo venisse ridimensionato. Le possibilità infinite che immaginavo, dopo un breve confronto con gli ingegneri e Ida, nostra tutor e ex-dipendente storica della cartotecnica (che, come dice Loredana Farina “non sa tutto, ma sa di tutto”) venivano distrutte da questioni drammaticamente terrene come costi di manodopera, limiti tecnici della macchina o del materiale, vincoli legati a modalità di produzione.
Questo nuovo sentimento di disillusione mi ha portata a guardare con molta attenzione alla fattibilità di certi tagli, fori, finestre. Misure massime e minime di fogli, stecche in doppio, triplo o quadruplo, margini da rispettare, luce macchina, distanze forme e diametri possibili delle fustelle, tecniche di stampa… abbiamo costruito giorno dopo giorno un glossario fatto di nuove parole, a volte tecniche e a volte vernacolari.
 
È attraverso parole tecniche e numeri che l’entusiasmo del primo giorno è andato ricostruendosi, non più ingenuo ma consapevole dell’esistenza di limiti che indirizzano e guidano il pensiero progettuale. Quante possibilità creative stanno nello spessore di un cartoncino?”.

 
Veronica Sarti aggiunge:
 
“La cartotecnica ci ha appena inviato una grandissima quantità di cartoncini, essenziale per continuare a studiare il supporto di stampa, supporto che, mi sono resa conto solo ora, in passato non ho preso abbastanza in considerazione”.
Inoltre “il luogo che ho adorato di più è stato l’archivio della cartotecnica, ogni giorno guardavo un po’ di libri realizzati in anni diversi, e, anche se molti progetti oggi non possono essere più realizzati, è stato molto bello vedere l’evoluzione del libro-gioco negli anni, una fonte infinita di materiale che vorrei essere ancora lì a sfogliare”.

Comune a tutti i racconti è la gioia di aver incontrato figure professionali non solo altamente preparate ma di luminosa umanità, e, soprattutto, di essersi conosciute e di aver preso casa insieme dove intrecciare le proprie storie vite, insieme a quelle della cartotecnica. Un mix speciale che ha moltiplicato e reso più intense le sfumature dell’esperienza formativa. Ci piace tenere via la memoria di tutte queste voci, facendo tesoro di tanta solidarietà.
 

 
“Queste due edizioni combinate hanno portato alla creazione di un gruppo di 5 donne curiose ed interessate. Ci siamo interrogate, durante e dopo le ore trascorse in cartotecnica e con i vari professionisti, sulle potenzialità, sui limiti, sulla fattibilità delle nostre idee e abbiamo trovate domande e pronte risposte, così come ragionamenti e riflessioni fatti assieme” spiega Alessandra Marin.
 
“É stato bellissimo conoscere non solo le macchine, ma anche le persone. La nostra tutor Ida è stata impeccabile a livello tecnico, ma soprattutto umano. Ci ha guidate e coccolate. Mentre la svolta è stata la ciurma: cinque ragazze armate di curiosità che insieme hanno convissuto, domandato, imparato e creato. È stata una bella occasione di confronto e credo che il gruppo, abbia funzionato più del duo o del trio” racconta Adele Manca.
 

“Abbiamo creato un clima di scambio e condivisione che abbiamo portato nella nostra casa fuori porta immersa nel verde. In questa intensa convivenza abbiamo scambiato idee, impressioni, sogni e frustrazioni, e parlato a lungo di tutto quello che abbiamo visto nelle due settimane del nostro tirocinio.” racconta Veruska Ceruolo.
 
“La cosa più bella di tutto lo stage è stata condividere con le mie compagne di viaggio tutto ciò. Scoprirsi simili in cartotecnica e a casa. Pensare “se siamo tutte qui un motivo ci sarà”, osservando il modo in cui si tracciavano relazioni tra vite sconosciute fino a qualche giorno prima. Forse amare i libri rende simili e averci fatto incontrare è il secondo merito (dopo lo stage) dell’associazione Ts’ai Lun 105!” rilancia Giulia Alfonsina Galgano.