Dalla casa dell’editore alla casa editrice

Giornata di formazione sui libri-gioco per i vincitori del bando “I libri-gioco si fanno con le macchine” 2019.

A gennaio 2020, prima di partire per lo stage in cartotecnica, Helga Aversa e Nicolò Venturi, i vincitori della terza edizione del bando, hanno avuto l’occasione di tuffarsi nel panorama dei libri-gioco con Loredana Farina e Giulia Mirandola a casa della fondatrice dell’associazione ed ex editrice e con il tecnico progettista Ivan Gossi presso La Coccinella edizioni.

Libri-gioco in tre parole
“Che cos’è un libro-gioco?”. Nemmeno Loredana Farina è ancora riuscita a trovare una definizione sintetica totalmente soddisfacente. Tre sono però gli elementi chiave che i due stagisti hanno modo di verificare, esplorando un grande tavolo imbandito di libri-gioco tutti diversi:
– i libri-gioco sono oggetti che offrono un’esperienza di lettura molto diversa da quella proposta da altri libri
– sono di cartone
– i libri-gioco sono fatti con le macchine, a differenza dei libri pop-up. Il vero autore di un libro-gioco è il progettista, cioè colui che è in grado di trasformare lo spazio bianco – luogo del possibile – in un oggetto significante.

Il libro-gioco, un concentrato di esperienze
Dal nome “libro-gioco” emergono due esperienze: quella della lettura e quella del gioco, non sovrapponibile all’intrattenimento offerto dal giocattolo. Ma per Giulia Mirandola sono molte di più: il libro-gioco è un concentrato di esperienze. È l’esperienza fisica dei materiali, dei buchi, delle forme e di conseguenza è un’esperienza percettiva (visiva, tattile, acustica, spaziale). Ma è anche un’esperienza cognitiva che mette in atto processi legati alla costruzione della relazione tra il sé e ciò che sta fuori, che rispondono all’esigenza primaria di costruire un linguaggio che ci renda capaci di interagire e interpretare il mondo. In questo senso l’esperienza del libro-gioco diventa una fondamentale esperienza comunicativa. Ultima, ma non secondaria, è l’esperienza di piacevolezza che il libro-gioco deve saper offrire al proprio lettore per soddisfare quel bisogno di piacere e desiderio connaturato nel bambino e più in generale nell’essere umano. Affinché tutto questo possa realizzarsi è necessario però che accada in primis nel progettista perché solo così si può raggiungere il lettore, un lettore che conosciamo ancora molto poco cognitivamente. Il lavoro del progettista è un percorso di piacere molto profondo, da fare toccando con mano perché ha a che fare con la nostra sensorialità profonda. Diventa quindi fondamentale la dimensione della ricerca, dell’osservazione e della sperimentazione per capire come il lettore si muove, interagisce e arrivare a lui emotivamente. È un po’ quello che ci suggerisce anche Bruno Munari nella sua sintetica, quanto potente introduzione ai “Prelibri” pubblicati nel 1980: un invito alla scoperta.

“La conoscenza è sempre una sorpresa, se uno vede quello che sa già, non c’è sorpresa.”

Se lo dice Bruno Munari
Sull’onda dei Prelibri, Loredana Farina riprende in mano l’introduzione di Bruno Munari al catalogo della Coccinella del 1987 che aiuta a trovare altre risposte su cosa sono e a cosa servono i libri-gioco:

“Una volta i libri erano di solo testo con qualche illustrazione in bianco e nero e la comunicazione avveniva attraverso la letteratura: anche le poche illustrazioni non erano progettate per completare la comunicazione verbale ma solo come ornamento aggiunto. Il libro non era considerato come un oggetto comunicante in sé ma come supporto per la letteratura. Oggi invece si è finalmente scoperto che l’immagine comunica, anche il colore, le forme, il tipo di carta e il cartone, la grandezza dei caratteri tipografici o la forma stessa delle lettere. E comunica anche tutta la tecnologia editoriale e cioè le fustellature, gli spessori, la rilegatura. Oggi siamo finalmente nella “comunicazione visiva” e non solo visiva ma anche tattile, termica, plurisensoriale. Cosa fa un bambino che prende in braccio un gatto? Compie un’azione che interessa tutti i suoi sensi: sente la morbidezza del pelo, sente il peso, vede il colore del gatto, sente il calore, sente la voce, l’odore…. In natura queste comunicazioni sono sempre plurisensoriali. È evidente che un bambino di fronte a un libro che gli occupa uno solo dei suoi recettori sia meno interessato che di fronte a un libro da toccare e insieme manipolare, guardare, trasformare, e anche leggere quanto basta per completare l’informazione globale.
Quelli della Coccinella hanno avuto il coraggio di impostare una vera casa editrice solo di libri di comunicazione visiva e tattile, hanno inventato un nuovo modo di fare libri per bambini e non hanno bisogno di essere incoraggiati o aiutati dato che questi libri hanno grande successo anche all’estero. Libri- giocattolo, libri a sorprese visive, libri che si trasformano, libri nei quali puoi infilare le dita. Libri adatti ai bambini finalmente!”

Dall’idea al libro: il progetto in casa editrice
Passando in casa editrice i due stagisti entrano nel vivo degli aspetti produttivi e tecnici della realizzazione di un libro-gioco.
Davanti a un tavolo pieno di libri della Coccinella, Ivan Gossi spiega i limiti e le potenzialità che una produzione seriale industriale porta con sé e che condizionano la progettazione di un libro-gioco. L’idea è solo il punto di partenza per arrivare a rendere un progetto realizzabile in serie utilizzando le macchine, senza ricorrere al lavoro manuale dell’uomo. La conoscenza degli elementi tecnici – fustellature, rilegature, cursori, verniciature, abbondanze, materiali ecc – è fondamentale per riuscire a superare le criticità di un progetto e strutturarlo in maniera tale da rispondere alle esigenze e alle possibilità della produzione industriale. Non tutto è possibile, la capacità del progettista è anche quella di saper adattare la sua idea trovando soluzioni tecnicamente realizzabile ed economicamente sostenibili dall’editore.

A questo punto si può dire che i libri gioco sono un concentrato di fantasia creativa e di tecnica produttiva.